Se è vero che le donne serial killer sono sempre esistite, Erzsébet Báthory può essere di gran lunga considerata la più spietata di tutti i tempi, non solo per il gran numero di vittime accertate, che ammonta dalle 100 alle 300, ma soprattutto per le modalità omicide della donna, che tendeva a torturare a lungo le sue vittime prima di lasciarle morire dopo una crudele agonia.
La donna, infatti, fu sospettata all’epoca dell’uccisione di molte altre donne, e anche se solo 100 ne furono attribuite con sicurezza alla sua furia omicida, si sospettò che altre centinaia furono torturate e uccise dalla contessa, giungendo così ad un conto finale che si aggirava tra le 300 e le 650 vittime.
Ma se la storia ci racconta di una donna crudele, malvagia e malata, è necessario scrutare a fondo la vita di questa famosa killer, per capire cosa la spingesse a perpetrare crudeli e efferati delitti senza la minima esitazione.
Nascita e infanzia di Erzsébet Báthory
Erzsébet Báthory nacque nel 1560 a Nyírbátor, in Ungheria, da una famiglia molto nobile, era figlia di un militare aristocratico e sorella del re di Polonia in carica. La sua famiglia era una delle più antiche casate nobiliari d’Ungheria che comprendeva: cavalieri, giudici, vescovi, cardinali e re. La loro insegna araldica portava l’emblema del drago incorporato da re Sigismondo nell’ordine del Dragone.
Fin dall’adolescenza fu introdotta al culto del demonio da uno zio seguace di Satana, la zia preferita, invece, le insegnò i piaceri della flagellazione, ma Erzsébet, preferiva infliggere dolore, piuttosto che provarlo. Per tutta la vita soffrì di atroci emicranie e improvvisi svenimenti, probabilmente di natura epilettica, ma la sua superstiziosa famiglia riteneva che fossero segnali di possessione demoniaca.
Durante la sua infanzia studiò alla perfezione il latino, il greco e il tedesco, e trascorse quegli anni in modo relativamente sereno, circondata dall’amore della madre e del padre, che morì quando Erzsébet aveva soltanto 16 anni.
Anche se Erzsébet Báthory visse all’apparenza un’infanzia felice, la storia ci racconta un episodio inquietante, a cui la piccola assistette a soli 6 anni con il pieno consenso dei genitori.
Si narra infatti che un giorno, la piccola Erzsébet assistette all’esecuzione di uno zingaro, che per essere punito venne introdotto ancora vivo all’interno del corpo di un cavallo, appositamente ucciso, tagliato nel ventre e successivamente ricucito per consentire l’ingresso dell’uomo. Molto probabilmente questo episodio contribuì a destabilizzarla, anche se fin dalla più tenera età Erzsébet manifestò dei segni di squilibrio anche gravi, oltre che crisi nervose violente.
La giovinezza e il matrimonio con Ferenc Nádasdy
Il 5 maggio 1575, a soli 15 anni, la contessa sposò il Conte Ferenc I Nádasdy, dalla cui unione nacquero 4 figli: Orsolya, Anna, Katalin e Pal (Erzsébet era stata promessa a Nádasdy in giovanissima età, a circa 10 anni).
Anche il marito proveniva da una famiglia nobile, e anche grazie alla sua posizione sociale privilegiata Erzsébet Báthory poté realizzare i suoi crimini indisturbata, senza che nessuno sospettasse di lei o si permettesse di mettere in dubbio la sua nobiltà.
La storia ci racconta come Nádasdy fosse un uomo piuttosto cruento e malvagio, che oltre ad incutere terrore e violenza ai suoi servi amava torturarli con metodi crudeli, come quello di buttare ripetutamente acqua fredda sul corpo delle sue vittime per punirle, fino ad assiderarle.
Probabilmente fu Nádasdy che insegnò alla moglie tali metodi punitivi, forse per scoraggiare le disobbedienze dei servi o, forse, per il puro piacere di ucciderli.
Nádasdy era un condottiero, e come tale si assentava spesso dal castello, per settimane o mesi, lasciando la moglie libera di sfogare le proprie ossessioni. Quando rimaneva sola si dilettava con l’alchimia e si svagava con uomini e donne senza distinzione, soddisfacendo tutti i suoi capricci sessuali, ma quando era nervosa o semplicemente annoiata torturava le domestiche per puro divertimento.
Elizabeth Báthory: l’ossessione per la bellezza e la paura di invecchiare
Le continue assenze del marito incentivavano maggiormente la furia omicida della donna, che, spinta dal terrore della vecchiaia, si poneva alla continua ricerca di nuovi metodi di ringiovanimento, di intrugli che potessero in qualche modo sollevarla dalle sue paure e restituirle la giovinezza ormai persa.
La donna aveva numerosi servitori, collaboratori che praticavano la magia nera e che fornivano a Erzsébet Báthory intrugli e pozioni “magiche”, che la donna applicava rigorosamente sul corpo e sul viso.
La follia di Erzsébet ebbe inizio, in particolar modo, quando casualmente il sangue di una serva toccò il suo viso.
Guardando l’immagine riflessa sullo specchio infatti, Erzsébet si convinse che il sangue delle vergini fosse in grado di restituirle la bellezza di un tempo, e di contrastare la vecchiaia.
Da allora la contessa prese l’abitudine di fare il bagno nel sangue di povere contadine vergini, ma che a lungo andare provocarono degli sfoghi sulla sua pelle, costringendola a porsi alla ricerca di donne vergini nobili. Con la complicità dei suoi servi, centinaia di donne cominciarono a sparire anche dai villaggi più vicini, molto spesso i servi attiravano le giovani donne con l’inganno, per poi ucciderle dopo averle torturate a lungo per privarle del sangue.
Strumenti di tortura e pensieri omicidi
Ma la storia narra che Erzsébet Báthory non uccideva soltanto per usare il sangue delle sue vittime come “filtro di bellezza”.
La smania di uccidere cominciò probabilmente ad impossessarsi di Erzsébet Báthory anche per altri motivi, che ad un certo punto cominciò a torturare serve e contadine per il puro piacere di infondere dolore, facendo un’accurata selezione delle sue vittime (la contessa prediligeva ragazze giovani e di piacevole aspetto).
Per uccidere le donne e privarle del loro sangue venivano usati metodi agghiaccianti, strumenti di tortura che consistevano nel tenere le donne all’interno di gabbie strette e piccole, le giovani spesso venivano tagliate o infilzate con aghi roventi allo scopo di prelevare il sangue.
La contessa amava torturarle lentamente, cospargendo le loro dita con olio per poi bruciarle, senza provare la minima pietà.
Altre volte venivano spogliate, ricoperte di miele e sottoposte all’assalto di formiche e api. A Erzsébet, piaceva anche mordere le sue vittime in ogni parte del corpo, facendo loro uscire il sangue con i denti. Molto spesso, mordendo, portava via grossi lembi di carne dal viso e dal corpo.
Erzsébet Báthory e i suoi problemi psichici
Alla base degli efferati crimini commessi dall’allora contessa di Nyírbátor, molto probabilmente ci sono i suoi problemi psichici, che rendevano la donna fragile e “disturbata”.
La storia racconta che probabilmente i problemi psicologici di Erzsébet derivavano da un disturbo congenito, considerando che all’epoca le unioni matrimoniali tra consanguinei erano molto frequenti, e questo comportava inevitabilmente la nascita di figli con gravi disturbi mentali, con schizofrenia ed altri problemi psicologici più o meno gravi.
La lunga lista di omicidi attribuiti alla contessa le permisero di acquisire il triste denominativo di “Contessa Dracula”, e in effetti Erzsébet Báthory può davvero essere considerata l’assassina più sanguinaria della storia.
Le misteriose scomparse e il processo a Erzsébet Báthory
Le numerose sparizioni di donne nobili cominciarono ad un certo punto ad allarmare i villaggi circostanti.
Le guardie del Re, allertate dalle famiglie più nobili e prestigiose del luogo, denunciarono le sparizioni avvertendo il Re, e dopo aver compiuto attente indagini si arrivò al nome della contessa.
Ad incastrare la donna furono anche molte testimonianze, tra cui alcuni servi della stessa contessa, che raccontarono come spesso, all’interno del castello, si diffondesse “un putrida puzza di carne”.
Ma la stessa contessa implicitamente ammise i suoi numerosi omicidi, che furono accertati anche grazie ai diari che scriveva costantemente, all’interno del quale la contessa confidava le sue paure più profonde
Erzsébet fu sospettata anche di stregoneria e magia nera, ma per mantenere intatto il buon nome della famiglia Báthory le guardie preferirono nascondere al Re alcuni dettagli macabri realizzati dalla contessa, che di certo non le avrebbero risparmiato la condanna a morte.
I fedeli servitori della contessa Báthory furono condannati a morte, alcuni di loro, accusati di stregoneria, furono condannati al rogo.
Erzsébet fu invece murata viva nel suo stesso castello, fu lasciata sola e totalmente isolata dal resto del mondo, fino a quando sopraggiunse la morte nel 1614.
Di certo è difficile ricostruire una storia avvenuta più di 400 anni fa, ma tra miti e leggende, tra verità e costruzioni artificiose, è possibile comunque affermare con certezza che Erzsébet Báthory può essere davvero ricordata come la più sanguinaria assassina di tutti i tempi, e che attraverso i libri e i film che le sono stati dedicati è possibile ricostruire alcuni aspetti psicologici della contessa, che ci inducono a pensarla come una donna sofferente a causa di gravi turbe psichiche.
Film che hanno tratto ispirazione dalla Contessa Sanguinaria Erzsébet Báthory
- La morte va a braccetto con le vergini (Countess Dracula), film del 1971 diretto da Peter Sasdy e prodotto dalla Hammer Film Productions.
- La vestale di Satana (Les Lèvres rouges o Le rouge aux Lèvres), film del 1971, diretto da Harry Kümel.
- Sete di Sangue, film del 1979, diretto da Rod Hardy
- Mama Dracula, film belga del 1980 diretto da Boris Szulzinger
- Stay Alive, film del 2006, scritto e diretto da William Brent Bell.
- Hostel: Part II, film del 2007, diretto, prodotto e scritto da Eli Roth, sequel di Hostel
- La contessa (The Countess), film del 2009 scritto, diretto e interpretato da Julie Delpy
- Bathory (Bathory: Countess of Blood), film del 2008, diretto da Juraj Jakubisko.
- Elizabeth Bathory, film del 2014, diretto da Elizabeth Nixon
- Fright Night 2 – Sangue fresco, film del 2013, diretto Eduardo Rodriguez
- Elizabeth Bathory (Lady of Csejte), film del 2014, diretto da Andrei Konst
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