I due grandi esperti di pietrificazione dei corpi: Girolamo Segato ed Efisio Marini
Se oggi il progresso scientifico è arrivato a un punto apparentemente inimmaginabile negli anni passati, il merito è sicuramente di grandi studiosi del passato che hanno dedicato la propria vita alla ricerca e allo studio, investendo tempo, denaro ed energie per raggiungere risultati concreti.
È il caso ad esempio di Girolamo Segato ed Efisio Marini, due grandi studiosi di scienze naturali vissuti in epoche differenti, i quali hanno dedicato la loro vita allo studio delle tecniche di pietrificazione dei corpi.
Dal loro lavoro è stato possibile non solo realizzare importanti mostre, che oggi sono una vera e propria testimonianza di questa tecnica che tutt’ora presenta alcuni punti misteriosi, ma è stato possibile conoscere maggiori dettagli dell’anatomia umana.
È quindi importante dedicare uno sguardo più attento alla biografia e agli studi che hanno portato i due ricercatori a raggiungere risultati così straordinari.
Girolamo Segato: il pietrificatore di corpi sepolto a Firenze
Girolamo Segato nacque a Belluno il 13 giugno 1792. Le cronache dell’epoca raccontano che, prima di iniziare a pietrificare i corpi, lo studioso si dedicò con passione allo studio dell’archeologia egizia, partecipando anche a numerose spedizioni verso l’antico paese.
Fu proprio in Egitto che, affascinato dalla mummificazione, Segato ebbe l’idea di intraprendere lo studio della pietrificazione dei corpi, con l’obiettivo di facilitare lo studio dell’anatomia umana.
E in effetti, applicando con rigore il metodo scientifico galileiano, Girolamo Segato riuscì a preparare un mix di sostanze chimiche in grado di pietrificare (anche se più propriamente si tratta di una mineralizzazione) i tessuti biologici, conservandone persino colore e in alcuni casi la consistenza. All’epoca si trattava di una tecnica assolutamente innovativa, e tutta italiana.
Trasferitosi a Firenze, dove assunse l’appellativo “Il pietrificatore”, Girolamo Segato fu accusato di stregoneria e di aver appreso nell’antico Egitto arti occulte che gli consentivano di pietrificare i corpi. Il motivo di tanto scalpore si può comprendere facilmente osservando alcuni dei suoi lavori, conservati nell’Università degli studi di Firenze e nella Reggia di Caserta, i quali hanno ovviamente un aspetto macabro e inducevano i suoi concittadini a pensare che tale risultato fosse ottenuto con la mediazione di forze oscure.
Il boicottaggio degli studi e l’intercessione di Papa Gregorio XVI
Per finanziare i suoi studi, Girolamo Segato chiese un aiuto economico al Granduca di Toscana, al quale offrì un tavolo fatto di carne pietrificata che il nobile rifiutò. Naturalmente, lo studioso si vide negato anche il sostegno economico, pertanto fu spinto a distruggere completamente i suoi appunti.
A un certo punto, però, Girolamo Segato ottenne il benestare di Papa Gregorio XVI, suo concittadino, il quale fu informato degli esperimenti dello studioso da parte di Luigi Russo, amico di Segato.
Gli studi non proseguirono, però, perché Girolamo Segato morì poco dopo, stroncato da una polmonite. Oggi è sepolto nella famosa Basilica di Santa Croce a Firenze, e il segreto della sua tecnica non è ancora stato svelato del tutto.
Nonostante non si sappia ancora come Segato riusciva a mineralizzare i tessuti, il mondo deve probabilmente ringraziarlo perché è grazie a lui che Papa Gregorio XVI si interessò alla mummificazione e dedicò un’area dei Musei Vaticani alla cultura egizia, finanziando anche nuovi scavi archeologici nel Foro Romano.
Efisio Marini, scienziato sardo appassionato di pietrificazione dei corpi
Nonostante le due figure siano vissute in anni differenti e non abbiano “interagito” tra loro (Segato morì quando Marini aveva appena un anno), curiosamente anche Efisio Marini ha dedicato la propria vita allo studio della mineralizzazione.
Nato a Cagliari il 13 aprile del 1835, Efisio Marini studiò all’Università di Pisa, e a conclusione del suo percorso accademico ebbe la possibilità di lavorare nel Museo di Storia Naturale di Cagliari, ma rifiutò a causa degli scarsi stimoli che questo ruolo suscitava in lui.
Si racconta che fosse un tipo molto riservato e geloso delle sue conoscenze, e che le proteggesse con tutti gli strumenti di cui disponeva.
Dopo diversi studi, Marini mise a punto un mix di sostanze minerali – di cui ancora oggi non è ben nota la composizione esatta – che riusciva a pietrificare completamente e senza la necessità di tagliare o privare di alcuna parte tutti i tessuti.
Per questa sua metodica originalissima (e a quanto pare reversibile), finalizzata allo studio del corpo umano, Efisio Marini fu invitato all’Esposizione Universale a Parigi, nella quale suscitò l’interesse del mondo accademico.
Il rientro in Italia, gli studi sulla pietrificazione dei corpi e la scomparsa
Si dice che sull’Aspromonte l’uomo raccolse il sangue di Garibaldi e vi creò un medaglione, che donò all’eroe. Nonostante questo bel gesto – del quale fu ringraziato da parte di Garibaldi – su Marini fu creato un alone di mistero e di paura, esattamente come accadde a Segato diversi anni prima. Nonostante l’estro e i risultati ottenuti, il ricercatore non ottenne mai la cattedra tanto ambita, poiché le Università non volevano macchiare la propria reputazione assumendo uno scienziato brillante ma che “portava sfortuna”, secondo le dicerie.
Marini si trasferì dunque a Napoli a pochi metri dalla sede dell’Università Federico II (in Via Giannantonio Summonte), città nella quale esercitò la professione di medico, e investì tutti i suoi soldi nella ricerca (della quale oggi sono pervenuti pochissimi dati). Si dice che morì solo nel 1900.
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