Nota già a partire dal II millennio a.C., la mandragora officinarum veniva impiegata soprattutto in campo medico. Sono diversi i filosofi (tra cui Socrate e Platone) che descrivevano nei propri testi gli effetti benefici di questa pianta e che venivano ricondotti principalmente a quelli soporiferi.
Si riteneva che, per produrre quest’effetto, fosse sufficiente sistemare la radice della pianta nella camera da letto o usata al momento del pasto (mescolata nelle pietanze o sciolta nel vino). Secondo Ippocrate la pianta, era molto efficace per contrastare malattie importanti come il tetano, la febbre quartana ed altri problemi di salute.
Accanto al suo potere medicinale, la pianta veniva impiegata moltissimo anche come portafortuna e in questo caso veniva lavorata in un determinato modo e custodita nella propria abitazione o usata come amuleto personale. Nel medioevo sono state venerate soprattutto le sue capacità magiche e afrodisiache di questa pianta, che finiva per rappresentare l’ingrediente principale di molte pozioni.
Le sue (presunte) proprietà magiche ne facevano una pianta molto usata ma che comportava e comporta tuttora gravi e importanti effetti collaterali. Pertanto il suo uso attuale deve avvenire in modo molto cauto.
Il mito della mandragora officinarum
Secondo una leggenda, la mandragora officinarum (meglio conosciuta come mandragola) ha origine dalle tracce biologiche (sperma) provenienti da una persona innocente condannata a morte. Da allora si ritiene che, per raccogliere questa pianta, bisogna proteggere bene le orecchie per non ascoltare l’urlo della mandragola e rischiare così di cadere in uno stato di pazzia tale da condurre alla morte.
Secondo il filosofo e botanico Teofrasto, per proteggersi dagli effetti avversi della pianta, bisognava mettersi controvento, disegnare tre forme circolari attorno alla pianta e staccarla dal suolo facendo attenzione di rivolgere il viso verso occidente. Il tutto doveva svolgersi secondo un rito propiziatorio: era importante che un’altra persona iniziasse a danzare e cantare versi osceni.
Il mito della mandragola è giunto fino agli antichi romani, i quali credevano che la mandragola ospitasse un demone e che quest’ultimo si sarebbe destato e avrebbe causato la morte di chi aveva osato raccoglierla. Per scacciare il sortilegio, si legava un cane (nero) a un filo, che veniva fatto passare intorno alla mandragola, così che a rischiare la vita sarebbe stato solo l’animale. La mandragola era quindi considerata una pianta dalla natura contrastante, insieme protettrice e assassina.
La pianta è stata usata per fini medicali anche nel corso del Medioevo, ma trovava il suo impiego maggiore nelle arti magiche. Si era in particolare diffusa la credenza che avesse poteri sovrannaturali e che fosse capace di dar vita anche ad entità inanimate.
Con il passare dei secoli l’idea che la questa pianta avesse poteri magici si è rafforzata al punto tale da essere impiegata in molte pozioni. Sono molti i libri che rappresentano la pianta sotto le spoglie di un uomo o di un fanciullo e il risultato era un incrocio tra la figura vegetale e quella animale.
Dove cresce la mandragola
Appartenente alla specie delle Solanacee, è una pianta erbacea dalla vita eterna. La conformazione delle radici richiama le forme umane (femminili e maschili). Probabilmente la sua struttura è stato il principale motivo per cui sin dai tempi antichi ha suscitato sempre molto interesse negli studiosi ed è stata utilizzata molto nella magia.
Si sviluppa nel bacino mediterraneo, soprattutto nell’Europa del Sud. Le aree in cui cresce rigogliosa sono quelle maggiormente esposte al sole e dove il suolo è grasso.
In Italia è presente in vari posti del Paese, dalla Toscana in giù. Esistono due specie della pianta: la mandragora officinarum, la più comune e di genere maschile, che cresce tra gli alberi di latifoglie ed è tipica dell’area mediterranea, e la mandragora autumnalis di genere femminile.
Le proprietà della mandragola
In passato venivano attribuite alla mandragola particolari doti magiche che sono stata poi analizzate e vagliate alla moderna scienza medica. In effetti, all’interno di questa pianta sono stati ritrovati principi attivi, come “la scopolamina”, “l’atropina” e “la josciamina”, che sono oggi impiegati per la preparazione di alcuni medicinali. La differenza è che oggigiorno, il dosaggio di ognuno di essi viene attentamente calibrato e non viene assolutamente lasciato alla discrezionalità di chi era addetto alla sua preparazione come appunto avveniva in passato.
La principale proprietà di questa pianta è quella narcotico-sedativa, cioè capace di provocare un sonno profondo ma molto utile anche per contrastare la tosse.
Un’altra caratteristica importante della pianta è l’effetto analgesico, diretto a contrastare il dolore. Secondo alcuni produce degli effetti positivi incrementando da un lato la fertilità e dall’altra il desiderio sessuale. Non è un caso che quest’ultima proprietà sia stata richiamata anche nella commedia machiavellica “La Mandragora”.
Il suo impiego per scopi fitoterapici dev’essere estremamente cauto poiché la pianta rilascia sostanze molto tossiche che possono compromettere gravemente la salute. Quindi, è bandito il fai da te e, in caso di bisogno, è preferibile ricorrere ad altre soluzioni (medicali o omeopatiche) che possono portare a un buon risultato senza correre rischi eccessivi.
Come soluzione medicale, una pianta dalle proprietà molto simili è la belladonna mentre nel campo della magia possono essere impiegati la radice di frassino e le mele.
Le Mandragole e Harry Potter
La mandragola appare per la prima volta in Harry Potter e la camera dei segreti. Al posto delle radici c’è un neonato dalla pelle grinzosa, pieno di rigonfiamenti e coperto di fango. Il pianto della mandragola adulta è fatale, mentre quello delle mandragole più giovani è meno potente e si limita solo a far perdere i sensi per poche ore. Gli studenti imparano ad accudire le mandragole a Erbologia indossando dei paraorecchie. L’infuso di mandragola serve per guarire una persona pietrificata come chi è stato colpito dallo sguardo letale del Basilisco.
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