Perché spesso preferiamo non sederci a un tavolo se siamo il tredicesimo commensale? Essere 13 a tavola porta sfortuna? Da cosa deriva questa credenza?
Che ci si creda o no il tredici, col suo potere benefico o malefico, fa parte della tradizione popolare. Perché il 13 porta sfortuna?
Molto spesso il numero 13 è considerato nefasto in molte culture, perché rompe l’armonia del numero 12, ne spezza la ciclicità, è l’elemento destabilizzante.
Ci sono 12 mesi dell’anno, 12 segni zodiacali e 12 apostoli.
Il significato negativo del 13 a tavola probabilmente ha origine dall’Ultima Cena. Gesù condivise il pasto con i suoi dodici apostoli e per lui fu fatale: venne denunciato e crocifisso. Da allora, essere in tredici a tavola, instaurò la paura che il tredicesimo invitato, secondo la credenza, sarebbe destinato a morire entro l’anno.
Si racconta che il re Filippo il Macedone, durante una parata fece aggiungere la propria statua alle dodici statue dedicate agli dei della mitologia greca, il giorno stesso fu assassinato a teatro.
Esiodo, il poeta più antico della Grecia continentale (circa inizio VII secolo a.C), consigliava ai contadini di non iniziare a seminare il tredici del mese.
Nell’anno bisestile babilonese, c’era un mese bisestile: il tredicesimo, che era rappresentato da un corvo, segno di sventura.
Una leggenda scandinava rinforza la credenza che essere tredici a tavola è di cattivo auspicio
Si narra di un banchetto a cui erano presenti dodici dei, Loki che non era stato invitato perché troppo malvagio, si presentò lo stesso, causando un litigio con il dio della pace Balder, il quale venne ucciso poi da Loki.
Un’altra ossessione per il numero 13 perseguitò il compositore austriaco Arnold Shonberg che era convinto che sarebbe morto a 76 anni, perché 7 + 6 fa 13. Tra l’altro la sua data di nascita è il 13 settembre 1874. Shonberg è stato uno tra i primi, nel XX secolo, a scrivere musica completamente al di fuori dalle regole del sistema tonale e uno degli applicatori del metodo dodecafonico, basato su una sequenza comprendente tutte le dodici note della scala musicale cromatica temperata.
Nel 1951, a 76 anni, tredici minuti prima dello scoccare della mezzanotte, venerdì 13 luglio, si verificò la sua premonizione.
In America il numero 13 è molto sentito, non esistono stanze d’albergo, né posti sull’aereo con questo numero, dal 12 si passa direttamente al 14. Ma anche in molti paesi, spesso, i grattacieli non hanno il piano numero 13, che viene chiamato invece 12 bis.
Per rimanere in tema persino l’Apollo 13 ebbe sfortuna e la sua missione spaziale fallì.
Non a tutti il numero 13 porta sfortuna
Il regista e produttore Claude Lelouch ne ha fatto il suo cavallo di battaglia, il suo nome e il suo cognome sono formati da 13 lettere, la sua casa di produzione si chiama Les films 13. Spesso i suoi film sono presentati di venerdì 13.
Si dice che il numero 13 posto nel centro di un cerchietto d’oro o inciso in un anello sia considerato di buon auspicio.
Comunque sia per non inciampare nella sfortuna, se siamo in 13 a tavola, conviene apparecchiare per 14, dividendo poi il cibo del quattordicesimo con gli altri 13 piatti.
E insieme al 13 a tavola perché non evitare anche alcune superstizioni che portano male sulla tovaglia?
La sera, si raccomanda di non sparecchiare la tavola scuotendo la tovaglia piena di briciole fuori di casa, per il semplice motivo che potrebbe attrarre degli spiriti maligni che invidiosi di questo sfoggio di benessere causerebbero sciagure a catena alla famiglia. Durante il giorno questo problema non sussiste, perché la luce respinge gli spiriti cattivi, dando spazio invece alle creature celestiali.
Inoltre, sparecchiare mentre una persona sta bevendo è di cattivo augurio.
Altra raccomandazione: se la tovaglia è bianca, non va lasciata mai sul tavolo tutta la notte perché ricorderebbe un lenzuolo funebre.
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